Donne e vaccinazione nell’UE – 2017
Promozione di una strategia di immunizzazione per la
vita nell’UE
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Vaccinazione: una misura di tutela della salute pubblica dimenticata?
Le malattie infettive hanno rappresentato e rappresentano tuttora una seria minaccia per la salute pubblica, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Sebbene il vaiolo è stato debellato e la poliomielite quasi eradicata in tutto il mondo, vi sono molte malattie infettive che continuano ad affliggere la società in tutto il mondo, come la malaria, l’Ebola, il virus Zika, l’HIV o AIDS e la tubercolosi. Lo sviluppo di vaccini efficaci per queste e altre malattie apporterebbe grandi benefici alla società e ai singoli individui. Nonostante i successi del passato, quando oggi si discute di immunizzazione, lo si fa principalmente nel contesto della vaccinazione infantile (per la prevenzione di malattie comuni, come la difterite, il morbillo, la pertosse, la rosolia, la parotite e la poliomielite) oppure quando scatta un allarme malattia.
Molti europei sembrano non essere consapevoli della minaccia di malattie infettive e dell’importanza dell’immunizzazione come misura di salute pubblica efficace per la società. I vaccini proteggono largamente la società e i singoli individui più esposti al rischio, coloro che non possono essere vaccinati per problemi di salute specifici. Inoltre, l’immunizzazione protegge anche gli oppositori, ossia coloro che non saranno immunizzati a causa delle loro convinzioni. A parte proteggere i singoli individui, la vaccinazione previene la diffusione di malattie infettive nelle categorie più esposte, come le persone con patologie croniche (tra cui l’asma e il diabete), le donne in gravidanza e gli anziani. Per quanto riguarda la vaccinazione, le parti interessate del settore della sanità pubblica, gli operatori sanitari e i politici devono soppesare i diritti umani e quelli sociali, i diritti del singolo individuo e le esigenze della comunità. È necessario trovare un equilibrio tra le diverse norme sociali, culturali e religiose, credenze, diritti ed esigenze per evitare crisi future.
I vaccini: le basi
Attualmente, vengono utilizzati nel mondo venti vaccini contro malattie come la difterite, l’Haemophilus influenza di tipo B (Hib), l’epatite B, il papilloma virus umano (HPV), l’influenza, il morbillo e la rosolia, la parotite, la pertosse, la poliomielite (polio), il rotavirus, il tetano, la tubercolosi, le malattie meningococciche (meningiti e setticemia) e le malattie invasive da meningococco (polmonite e meningite). Nel prossimo futuro, sono attesi circa venti vaccini nuovi o migliorati.1 Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), le immunizzazioni salvano ogni anno tre milioni di vite. Con la vaccinazione, si potrebbe evitare la morte di altri tre milioni di bambini e adulti.2
Come funzionano i vaccini e i programmi di immunizzazione
I vaccini stimolano il sistema immunitario a produrre degli anticorpi (una proteina del sangue che combatte l’infezione) contro un agente patogeno specifico (virus o batteri che causano una malattia) senza che si manifesti la malattia; questo processo si chiama “immunità attiva.” Se una persona vaccinate entra in contatto con la malattia stessa, il suo sistema la riconoscerà e produrrà immediatamente gli anticorpi necessari per combatterla.3 I vaccini vengono sviluppati modificando il patogeno in modo tale che questo sviluppi l’immunità senza che l’individuo venga infettato dalla malattia. Gli antigeni di un vaccino efficace possono essere creati utilizzando dei patogeni vivi ma inattivati, una parte del patogeno o una tossina creata dal patogeno. A seconda del vaccino, la protezione può essere temporanea o permanente.4
I programmi di immunizzazione servono a proteggere la popolazione a rischio da malattie specifiche mettendo a disposizione i vaccini a un vasto gruppo di persone. Se una percentuale sufficiente di persone di una comunità è vaccinata, è più difficile che una malattia si diffonda tra le persone che non sono state vaccinate. Coloro che non sono stati vaccinati o hanno rifiutato il vaccino sono protetti grazie al fenomeno noto come “immunità del gregge” o “immunità della comunità.”5 Per esempio, nel caso del morbillo, sono tutti protetti – incluse le persone più deboli, fragili e che per vari motivi non possono essere vaccinate – se il 95% della popolazione è vaccinata contro questa malattia. La società deve impegnarsi in programmi di immunizzazione per combattere efficacemente, efficientemente e in modo equo le malattie infettive.
Numero dei casi di morbillo per paese, nov. 2012-ott. 2013 e due dosi di copertura vaccinica per il morbillo 6
Le malattie infettive: una minaccia in Europa?
Le malattie infettive e i loro agenti patogeni possono facilmente passare i confini. Nonostante ciò, molti europei sono “restii alla vaccinazione” e ritengono che queste malattie non siano più un problema. La vaccinazione sembra essere divenuta la vittima del proprio successo. Pochi ricordano i seri danni fisici, le menomazioni e le morti causate dalla poliomielite fino a quando fu introdotto il vaccino di Salk.
In anni più recenti, essendo riuscita a tenere sotto controllo le epidemie delle principali malattie infettive, l’attenzione della politica europea per la prevenzione e la promozione della salute si è concentrata sulle malattie croniche. Sebbene di grande priorità, la prevenzione e la gestione delle malattie croniche dipende spesso dall’impegno delle persone a cambiare il proprio stile di vita, come smettere di fumare, mangiare in modo sano e fare esercizio. Laddove possibile, anche i vaccini dovrebbero essere inclusi tra le misure di prevenzione efficaci lungo tutto il corso della vita. Per esempio, la meningite batterica e la setticemia uccidono bambini e adulti; coloro che riescono a superare la malattia soffrono di problemi cronici che comportano costi e sofferenze per tutta la vita, come amputazioni e insufficienza renale.
Il grado di copertura vaccinale e la fiducia nella vaccinazione calano in modo allarmante negli Stati membri dell’UE, tanto da posizionarsi al di sotto degli obiettivi di vaccinazione e causando evitabili e costose epidemie di malattie trasmissibili in molti paesi. In particolare, si è diffusa in tutta l’Europa un’epidemia di morbillo, che dovrebbe mobilitare all’azione la comunità degli operatori sanitari pubblici. L’Europa ha un obiettivo di protezione del 95% per il morbillo, ma non ha raggiunto l’obiettivo dell’OMS di debellare definitivamente il morbillo nel 2014.
La necessità di patrocinare la vaccinazione
Attualmente, sono attivi gruppi a sostegno dei pazienti per diverse aree patologiche, tra le quali le malattie cardiovascolari, il tumore, le malattie rare, l’Alzheimer, il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla e il diabete. Questi gruppi si battono per ottenere cure migliori per i loro pazienti. Nonostante ciò, il sostegno a favore dell’immunizzazione è insufficiente. Circolano invece ancora storie spaventose e confutate scientificamente, come quelle che sosterrebbero l’esistenza di un legame tra il vaccino per il morbillo e l’autismo nei bambini. Queste storie prevalgono ostinatamente e vengono diffuse attraverso i social media. Inoltre, alcune giovani madri portano i loro figli negli asili perché prendano il morbillo “in modo naturale” piuttosto che attenersi al calendario delle vaccinazioni consigliato e promosso dalle autorità sanitarie nazionali. Questi calendari sono disponibili sul sito Web del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC).7
La mancanza di alfabetizzazione sanitaria e il persistere di storie spaventose che distorcono e ingigantiscono i pericoli dei vaccini hanno portato a trascurare, temere e diffidare dell’immunizzazione tra il grande pubblico. Di conseguenza, la vaccinazione come strumento primario di prevenzione non occupa uno dei primi posti nell’agenda sociale. L’attuale incremento di casi di morbillo in alcuni paesi europei è un avvertimento sia per i politici sia per la società. Se il patrocinio positivo dell’immunizzazione non viene affiancato dalla volontà politica di sostenere un dialogo e una comunicazione solidi, costanti e coerenti da parte delle autorità sanitarie, non sarà possibile ripristinare la fiducia nella vaccinazione e la società non potrà contare su un vaccino e su n’alfabetizzazione sanitaria pubblica in caso di emergenze ed epidemie.
La dimensione europea
L’Unione europea (UE) garantisce la libera circolazione di merci, capitale, servizi e persone. Come risultato, un numero crescente di europei abitano, lavorano e vanno in pensione in altri Stati membri, portando con sé agenti patogeni. I trattati europei assicurano ai cittadini un livello elevato di protezione sanitaria. La Commissione europea sostiene gli Stati membri perché mantengano e aumentino il grado di immunizzazione.
Le autorità sanitarie nazionali e le istituzioni europee condividono la responsabilità di prevenire la diffusione di agenti patogeni emergenti e la recrudescenza di altri, oltre a organizzare una risposta rapida e coordinata alle minacce di malattie infettive. Nonostante ciò, non esiste una strategia onnicomprensiva che abbia il ruolo di utilizzare un approccio all’immunizzazione che copra tutto l’arco della vita. Le politiche e i calendari di vaccinazione sono molto diversi tra i ventotto Stati membri e ciò genera maggiore confusione e incertezza durante un periodo in declino della copertura immunitaria della popolazione.8
Conclusioni del Consiglio sull’immunizzazione infantile
Le Conclusioni del Consiglio sull’immunizzazione dei bambini sono state adottate nel giugno 2011. Il Consiglio prende atto che la vaccinazione infantile è di competenza degli Stati membri, ma riconosce il beneficio di affrontare la vaccinazione infantile in tutta l’UE in maniera coordinata. Il Consiglio invita la Commissione europea, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) a migliorare e aumentare la copertura vaccinale. Inoltre, le Conclusioni del Consiglio incoraggiano il monitoraggio del sostegno pubblico e lo sviluppo di messaggi ad effetto comunicativo diretti anche agli scettici9
Conclusioni del Consiglio sulle vaccinazioni quale strumento efficace per la sanità pubblica
Le Conclusioni del Consiglio sulle vaccinazioni come strumento efficace per la sanità pubblica sono state adottate nel 2014 nell’ambito della Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea. Nelle Conclusioni viene affermato che i programmi di immunizzazione rappresentano un aspetto fondamentale del sistema sanitario. Nelle Conclusioni sono contemplate le recenti epidemie in Europa prevenibili attraverso la vaccinazione, epidemie di malattie che erano quasi state eliminate attraverso programmi di vaccinazione efficaci nel passato. Nelle Conclusioni si invitano la Commissione e gli Stati membri a fare maggiori ricerche per i vaccini, in particolare sull’efficacia di nuovi vaccini e sui programmi di vaccinazione. Considerato l’invecchiamento della popolazione europea, nelle Conclusioni si discute anche di vaccinazioni durante tutto il corso della vita e non solo l’immunizzazione dei bambini.10
Nelle Conclusioni si invitano la Commissione europea, l’ECDC e l’EMA a fornire sostegno e guida ai programmi di vaccinazione nazionale, compresa la disponibilità di metodi di ricerca per assistere gli Stati membri nell’utilizzo delle strategie. Nelle Conclusioni si elogiano i kit di comunicazione dell’ECDC sulla vaccinazione e si invita all’impegno per una maggiore alfabetizzazione sanitaria sull’immunizzazione che consenta ai cittadini europei di prendere decisioni informate11
La protezione delle fasce più deboli della popolazione. Il caso dell’epidemia di morbillo
In tempi recenti, si sono manifestate epidemie di morbillo in varie regioni dell’UE. Dal 2007 al 2010, ci sono state epidemie in Austria, Bulgaria, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e Svizzera. In Bulgaria il morbillo ha causato la morte di 24 persone e sono stati registrati 24.000 casi nel 2009 e 2010. Secondo uno studio dell’Europa occidentale, il costo per la cura del morbillo è stato in media di € 209-480 a persona, mentre il costo del vaccino è di € 0,17-0,97 a persona. Nel 2009, il 95% dei casi riportati di morbillo nella regione europea erano nell’UE, con il 65% dei casi nell’Europa occidentale.12
Approccio alla vaccinazione per la vita
Le malattie infettive non solo sono pericolose per i bambini, ma pongono gravi problemi di salute anche per le persone adulte. Una delle grandi sfide per la sanità pubblica è quella di rivolgersi alla popolazione che sta “bene” che trarrebbe beneficio dalla vaccinazione, ma che non interferisce regolarmente con il sistema sanitario. Si ha poca conoscenza dei benefici dell’immunizzazione per la vita e ciò persiste anche nei programmi politici, comunicativi e di sostegno. Con l’invecchiamento demografico dell’Europa, è necessario un approccio che copra l’intero arco di vita e offra programmi di vaccinazione efficaci per tutte le fasce di età: infanzia, adolescenza, mezz’età e vecchiaia.13
Perché ci sono così pochi patrocinatori della vaccinazione?
Le organizzazioni dei pazienti con malattie croniche concentrano le proprie attenzioni, in modo lodevole, su cure e trattamenti migliori per i loro pazienti, ma non sono sempre consapevoli dell’interazione tra le malattie croniche e quelle infettive. I pazienti devono capire che le infezioni batteriche e virali possono peggiorare le condizioni croniche preesistenti. Proteggendo da ulteriori infezioni le persone anziane e più deboli afflitte da una malattia si può evitare un inutile ricovero in ospedale. Per esempio, i pazienti che soffrono di asma e malattie respiratorie sono soggetti a un alto rischio di contrarre la polmonite e le malattie da pneumococco. I pazienti malati di diabete dovrebbero continuamente essere informati dai loro specialista dell’importanza di fare i vaccini regolarmente secondo il calendario. Molti gruppi che patrocinano la causa dell’immunizzazione sono impegnati con un’infezione specifica, tuttavia, per consentire il cambiamento, dovrebbero unirsi insieme per sensibilizzare le persone.
Il ruolo degli operatori sanitari
Il ruolo degli operatori sanitari e il sostegno a favore della vaccinazione durante l’intero arco della vita dovrebbe cominciare dal Medico di base, che generalmente è più vicino ai pazienti, alle loro famiglie e alla comunità. C’è la necessità urgente di rafforzare il ruolo del Medico di base nel sostenere una politica di immunizzazione completa per tutto il corso della vita. Gli operatori sanitari, gli studenti di medicina e infermieristica, i medici di base, i pediatri e i geriatri potrebbero tutti trarre beneficio da programmi di formazione per offrire consigli ai pazienti. Dovrebbero anche essere mobilizzati i farmacisti perché si rivolgano al pubblico, a quelli che stanno “bene” e ai pazienti. Anche gli infermieri di laboratorio e gli ostetrici possono rivolgersi a fasce della popolazione. Ancor di più, gli operatori sanitari e coloro che lavorano negli ospedali devono essere consapevoli e incoraggiare a mantenere le vaccinazioni aggiornate.
Differenze biologiche (sesso) nella vaccinazione
Esistono delle differenze tra uomini e donne per quanto riguarda il sistema immunitario, pertanto queste differenze devono essere analizzate maggiormente. La reazione immunologica alle malattie, e di conseguenza la reazione al vaccino, può variare. Spesso, le donne hanno una reazione più forte degli uomini, ma il motivo di tale variazione non è conosciuta o analizzata completamente dalla comunità medica e da coloro impegnati nella ricerca. I ricercatori stanno cominciando a studiare le differenze biologiche e di genere per quanto riguarda la vaccinazione. Alcuni suppongono che le differenze evolutive circa l’esposizione al trauma possano essere la causa di reazioni immunitarie differenti. La ricerca continua a studiare i tassi più elevati di certe malattie nelle donne rispetto agli uomini e il perché alcune malattie vanno in remissione durante la gravidanza.14
Per esempio, studiando l’influenza e l’immunizzazione i ricercatori hanno scoperto che la risposta immunitaria al vaccino è in qualche modo influenzata dal testosterone dell’uomo. Sebbene non sia chiaro il meccanismo che crea questa differenza in base al sesso biologico, il testosterone sembra giocare un ruolo importante. Il sistema immunitario femminile tende ad avere una reazione più forte al vaccino antinfluenzale rispetto a quello maschile. Per di più, negli uomini con un livello di testosterone più elevato la risposta anticorpale sembra essere più debole..15 In futuro, potrebbe risultare utile studiare le differenze di genere nella reazione del sistema immunitario. Il dosaggio potrebbe anche variare tra uomini e donne e ciò potrebbe rappresentare uno strumento vitale di risparmio di vaccino durante le epidemie o i periodi di carenza.
Le differenze di genere e l’accesso alla vaccinazione
Oltre a una variazione biologica di reazione al vaccino, le norme sociali e culturali basate sul genere e sesso influiscono sull’accesso alla vaccinazione. Le donne, dato il loro ruolo riproduttivo e premuroso, spesso hanno la responsabilità della salute dei figli e dei familiari più anziani o disabili. Nonostante ciò, in molti paesi di tutto il mondo, specialmente nelle società dominate dagli uomini, le donne non hanno il conferimento di responsabilità, le risorse finanziarie, l’autonomia e l’indipendenza di accedere ai programmi di vaccinazione per sé stesse e per i loro figli.16
L’alleanza GAVI (Global Alliance for Vaccines and Immunisation), che si interessa principalmente dell’immunizzazione nei paesi poveri e in via di sviluppo, ritiene la parità di genere il principio dominante del suo lavoro. La parità di accesso è un elemento chiave per espandere la copertura vaccinica e rendere la vaccinazione più equa. L’alleanza GAVI collabora con i paesi per superare la disparità tra i generi. Per qualificarsi per il sostegno di GAVI, ai paesi è richiesto di separare i dati in base a genere, reddito e posizione geografica per poter identificare i motivi per i tassi di copertura immunitaria bassi. Significativamente, GAVI sostiene che conferire potere alle donne è di importanza vitale per proteggere i bambini mediante la vaccinazione.
Le differenze di sesso e genere nei tassi di vaccinazione sono particolarmente spiccate nei paesi in via di sviluppo dove le donne soffrono di una condizione socioeconomica disagiata. Di conseguenza, è meno probabile che i bambini vengano vaccinati rispetto ai paesi in cui le donne hanno maggiore potere. La copertura può e deve essere migliorata con la riduzione delle barriere che le donne devono superare per accedere al servizio sanitario e all’immunizzazione dei loro figli17
Women’s Il ruolo delle donne nella vaccinazione
Tradizionalmente, le donne hanno giocato un ruolo importante nella vaccinazione infantile. Sono principalmente le madri a portare i figli per essere vaccinati e ad assicurarsi di seguire il calendario delle vaccinazioni. Con l’introduzione dei vaccini anti HPV per la prevenzione di diverse forme di tumore della cervice uterina, madri e figlie insieme si trovano davanti al problema della vaccinazione post infantile e adolescenziale.
Le donne sono quelle che principalmente si prendono cura dei figli e dei genitori anziani e per questo motivo sono quelle che più probabilmente riconoscono ’importanza della prevenzione delle malattie. Poiché le donne europee vivono in media sei anni in più degli uomini, le donne rappresentano il gruppo naturale a cui gli esperti della sanità pubblica si devono rivolgere per un dialogo significativo sulla vaccinazione per la vita. Le donne sono spesso coinvolte o prese di mira dalla lobby anti-vaccino con informazioni negative sulla sicurezza e l’efficacia dei vaccini, nonostante la prova evidente dei benefici dell’immunizzazione. Inoltre, le autorità sanitarie comunicano informazioni di immunizzazione principalmente durante i periodi di crisi, perdendo l’opportunità vitale di costruire fiducia e consapevolezza nella vaccinazione tra il pubblico in generale. Di conseguenza, la mancanza di messaggi efficaci
coerenti e basati sull’evidenza da parte della sanità pubblica circa i benefici dell’immunizzazione ha trovato un terreno fertile per la
disinformazione e la paura.
La vaccinazione anti HPV: la prevenzione del tumore alla cervice uterina
Sono stati sviluppati tre vaccini diversi per proteggere da ceppi di papilloma virus umano (HPV) che comportano un alto rischio di sviluppo dei più comuni tumori della cervice uterina e responsabili del 73% di casi di tumori della cervice uterina in Europa (HPV-16 e HPV-18). Alcune vaccinazioni includono la protezione da tumori causati dai ceppi HPV 16, 18, 31, 33, 45, 52 e 58 come anche la prevenzione delle verruche genitali causate dai ceppi HPV 6 e 11. I vaccini consentono inoltre un più basso livello di protezione contro altri ceppi HPV. I vaccini anti HPV sono indicati per le ragazze adolescenti prima dell’inizio dell’attività sessuale.18,19
Il tumore della cervice uterina è il secondo tumore più comune tra le donne in Europa. Nel 2008, l’ECDC ha emesso il Documento che specifica le linee guida per l’introduzione dei vaccini anti HPV in Europa. Nel suo rapporto del settembre 2012, l’ECDC ha riassunto l’esperienza ottenuta dai programmi di vaccinazione anti HPV durante gli ultimi quattro anni, comprese le prove raccolte dagli studi di ricerca. 20,21 L’ECDC consiglia la vaccinazione anti HPV di routine per le ragazze tra i 10 e i 14 anni prima dell’inizio dell’attività sessuale con una somministrazione di tre dosi entro sei mesi. La vaccinazione delle ragazze richiede il sostegno dei genitori. Finora, tutti gli Stati membri dell’UE, tranne tre, hanno consigliato la vaccinazione contro l’infezione da papilloma virus umano alle ragazze dolescenti.22 Molti paesi hanno integrato la vaccinazione anti HPV nei loro calendari delle vaccinazioni nazionali. Tuttavia la copertura talvolta è lenta e va da meno del 20% a oltre l’80% e solo il Portogallo e il Regno Unito hanno raggiunto una copertura superiore all’80% nelle fasce target.23
L’accessibilità economica al vaccino anti HPV è uno dei maggiori ostacoli alla sua attuazionein Europa. L’ECDC sottolinea come debbano essere mantenuti programmi di screening nazionale, poiché la vaccinazione anti HPV non elimina la necessità di screening, anche tra le donne immunizzate. Tuttavia, le esistenti linee guida dello screening dovrebbero essere modificate per le donne immunizzate. Esperimenti e osservazioni randomizzati hanno dimostrato l’efficacia e la sicurezza del vaccino anti HPV contro i precursori del tumore della cervice uterina. L’ECDC ha anche esaminato l’immunizzazione dei ragazzi, concludendo che anche “la vaccinazione di ragazzi e uomini porta benefici.”24 Tuttavia, “sembra che la vaccinazione delle ragazze sia più efficiente per quanto riguarda i costi di quella dei ragazzi,” pertanto le iniziative di sanità pubblica dovrebbe continuare a concentrare l’attenzione sulla vaccinazione delle ragazze.25In futuro, la politica di vaccinazione anti HPV dovrà essere modificata in base all’evidenza. Nell’UE, solo l’Austria consiglia la vaccinazione anti HPV dei ragazzi, che viene offerta a spese dell’individuo.26
I vaccini durante l’età riproduttiva
Alcune malattie infettive possono seriamente nuocere le donne in gravidanza e il feto. Durante la gravidanza, il sistema immunitario delle donne viene modificato, pertanto le donne corrono un rischio elevato di contrarre certe malattie infettive. Inoltre, il feto è particolarmente esposto a certe infezioni che possono essere evitate tramite l’immunizzazione.27 Poiché le onne in gravidanza sono un gruppo particolarmente esposto, il loro calendario delle vaccinazioni dovrebbe essere tenuto aggiornato prima della gravidanza per proteggere la salute della madre e del bambino.
I vaccini proteggono le donne da alcune malattie infettive durante la gravidanza. Se una madre è stata vaccinata contro malattie come morbillo, parotite e
rosolia, gli anticorpi di protezione passano attraverso la placenta al bambino; questa viene definita “immunità passiva”.28 Gli anticorpi vengono trasferiti al feto, principalmente durante il terzo trimestre. Gli anticorpi della madre persistono nel neonato per tre o quattro settimane e poi cominciano a diminuire gradualmente dai sei ai dodici mesi seguenti. Con il calo degli anticorpi nel tempo, i neonati dovrebbero essere immunizzati così da poter sviluppare i propri anticorpi per combattere le malattie.29
Il sito Web del servizio sanitario nazionale britannico (NHS) consiglia alle donne di fare il vaccino antinfluenzale durante qualsiasi fase della gravidanza.30 Storicamente, gli studi sull’immunizzazione delle donne durante la gravidanza e l’allattamento sono limitati. Durante la gravidanza è possibile utilizzare vaccini inattivati, poiché gli studi hanno mostrato che la vaccinazione contro tossoide tetanico e l’utilizzo del vaccino antipolio inattivato sono efficaci e sicuri. Tuttavia, i vaccini attivi non sono generalmente consigliati durante la gravidanza perché potrebbero arrecare danni al feto. Inoltre, si consiglia alle donne di non ricevere vaccini attivi a meno di ventotto giorni prima dell’inizio della gravidanza.31,32
Molti siti Web di sanità pubblica europei tacciono in maniera sorprendente sulla vaccinazione delle donne durante l’età fertile. Per esempio, nel caso del vaccino antinfluenzale, sono urgentemente necessari dati europei, poiché la maggior parte delle informazioni arrivano da dati non europei. Il sito Web del servizio sanitario canadese spiega che la gravidanza offre l’opportunità di valutare lo stato immunitario di una donna.33 Nel sito Web dell’ECDC c’è uno strumento di ricerca dei calendari delle vaccinazioni europei; tuttavia, non è possibile fare una ricerca legata al periodo di gravidanza.34 Al contrario, il dipartimento di New York, il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie negli Stati Uniti e il sistema sanitario canadese forniscono informazioni sulla vaccinazione prima della gravidanza e durante la gravidanza e l’allattamento.
Routine inactive vaccines appear to be safe to administer during breastfeeding.
La somministrazione di vaccini inattivati di routine durante l’allattamento sembra essere sicura. Il periodo precedente il parto e prima di essere dimesse dall’ospedale è il momento opportuno per effettuare la vaccinazione in modo da proteggere le donne e i loro neonati.35,36 Durante l’allattamento, non è consigliabile somministrare vaccini attivi poiché potrebbero essere trasferiti attraverso il latte all’infante.37,38
L’invecchiamento e la sfida dell’immunizzazione per la vita
Generalmente, i programmi di vaccinazione in Europa si rivolgono principalmente all’età infantile. L’invecchiamento della popolazione ha un peso crescente sulle malattie croniche. Entro il 2025, quasi il 50% degli europei avrà più di 50 anni. Le infezioni rappresenteranno una delle maggiori cause di malattia e invalidità per questa fascia di età, in particolare per coloro che soffrono di una malattia cronica. La polmonite è ancora una delle principali cause di morte per le persone più anziane e, insieme all’influenza, è responsabile per circa l’8% di tutte le morti degli anziani. Le malattie infettive solo la quarta causa principale di morte dopo il tumore, le malattie cardiovascolari e l’ictus. La mortalità dovuta a infezioni raggiunge il picco durante le epidemie influenzali.
La vaccinazione fornisce una protezione economicamente vantaggiosa contro un numero di malattie durante tutto l’arco della vita, tuttavia, rimane una strategia di sanità pubblica scarsamente utilizzata per invecchiare in salute. L’immunizzazione durante tutto l’arco della vita riduce le malattie infettive prevenibili e alleggerisce il peso delle malattie croniche. Molte società di geriatria, pertanto, consigliano la vaccinazione delle persone più anziane per favorire un invecchiamento attivo e sano.39
Per sensibilizzare ai benefici sociosanitari e alla salute apportati dall’approccio alla vaccinazione per la vita, un gruppo formato da operatori sanitari, accademici, partner industriali, gruppi di esperti sull’età, specialisti in geriatria e sostenitori del diritto alla salute ha commissionato una relazione per sostenere la propria tesi sull’importanza della vaccinazione durante tutto l’arco della vita. La relazione, dal titolo Vaccinazione degli adulti: un componente chiave per un invecchiamento sano. I benefici della vaccinazione per l’intero arco della vita, offre una panoramica sullo stato dell’immunizzazione degli adulti negli Stati membri dell’UE e mette in evidenza l’importanza di attuare politiche e programmi solidi.40 Nella relazione sono state analizzate le strategie di invecchiamento sano nei vari paesi dell’UE e sono stati esaminati i tassi riguardanti i principali vaccini per la prevenzione delle malattie in Europa ed è risultato che esistono dei divari nelle politiche di immunizzazione e una generale carenza di consapevolezza pubblica sui benefici economici e alla salute che potrebbe apportare la vaccinazione degli adulti. Inoltre, nella relazione del gruppo si identificano degli elementi chiave per attuare con successo la vaccinazione degli adulti e fornire consigli pratici per migliorare i tassi di immunizzazione tra le persone più anziane.41
La capacità del corpo di rispondere efficacemente ai vaccini diminuisce con l’avanzare dell’età, ciò può influire sui benefici della vaccinazione negli anziani più deboli, in particolare per quelli sopra gli ottant’anni. La British Geriatrics Society incoraggia lo sviluppo di vaccini più efficaci e di migliori forme di somministrazione (per esempio, coadiuvanti e iniezioni intradermiche) e consiglia l’impiego di un numero maggiore di lavoratori e assistenti sanitari a disposizione degli anziani che ricevono il vaccino antinfluenzale. 42
Iniquità e differenze dei vaccini
I tassi generali di vaccinazione variano in tutta Europa e all’interno dei paesi. Ci sono stati alcuni successi ragguardevoli in relazione ai programmi di immunizzazione. Prendendo in esame la vaccinazione infantile nella regione europea, la vaccinazione media copre il 94% per il morbillo, il 90% per la polio; e il 90% per difterite, pertosse (tosse asinina) e tetano (DPT).
Tuttavia, esistono grandi iniquità in Europa. Gli studi rivelano che i gruppi appartenenti alla fascia socioeconomica più bassa hanno accesso ridotto all’assistenza sanitaria e godono di una copertura vaccinica inferiore rispetto alle fasce socioeconomiche più elevate. La copertura differisce anche tra le aree rurali e quelle urbane. La copertura è inferiore nei gruppi minoritari, come i Rom e i lavoratori immigrati, rispetto alla popolazione in generale. C’è un divario tra l’est e l’ovest dell’Europa dovuto al costo della vaccinazione e l’accessibilità economica per i sistemi sanitari.
È importante sottolineare che le ragioni per la mancanza di vaccinazione a livello globale sono notevolmente diverse da quelle della scarsa vaccinazione in Europa. Molti in Europa danno per scontato la disponibilità della vaccinazione. Tuttavia, in molti paesi in via di sviluppo, a causa di enormi barriere, compresi i costi elevati e la mancanza di infrastrutture, il diritto alla vaccinazione rimane un grande problema di salute pubblica. Spesso esistono enormi ritardi tra l’introduzione dei vaccini nei paesi del mondo sviluppati e quelli in via di sviluppo.
L’OMS considera l’immunizzazione un diritto e un elemento strategico per ridurre la povertà e sostiene che “l’immunizzazione non solo è una forma di intervento efficace per ridurre le malattie e le morti, ma può anche ridurre strategicamente le iniquità nel fornire le cure sanitarie di base.” 43
Si devono fare degli sforzi per ridurre le iniquità nel diritto alla vaccinazione, globalmente e in Europa.
Vaccinazione antinfluenzale nella fascia di età più anziana44
Azioni da intraprendere
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- 1) La Commissione e gli Stati membri dell’UE, insieme, devono adottare una strategia di immunizzazione per la vita completa e coordinata per proteggere dalle malattie infettive tutti i cittadini, dai bambini agli anziani, comprese le persone più esposte come le donne in gravidanza.
Le malattie infettive attraversano spesso i confini. Con una politica sanitaria europea incentrata sulla prevenzione, l’adozione della Direttiva sull’assistenza sanitaria transfrontaliera e, più di recente, l’Iniziativa di appalto congiunto, la Commissione e gli Stati membri hanno una base solida per rafforzare la collaborazione e il coordinamento per una strategia di vaccinazione comune che protegga tutte le popolazioni dell’Europa dalle malattie infettive. - 2) La Commissione e gli Stati membri, insieme, dovrebbero sviluppare dei solidi programmi di comunicazione proattiva per creare un pubblico con una cultura sanitaria e vaccinica e in grado di capire i benefici della vaccinazione per proteggere sia i singoli individui sia la società dalle malattie infettive.
Attualmente, le informazioni positive sui benefici della vaccinazione per il pubblico generale sono scarse. Quando si scatena un’epidemia si diffondono facilmente racconti spaventosi e dicerie. Per questo motivo, le autorità pubbliche devono investire in una comunicazione coerente e proattiva prima delle epidemie. Programmi solidi che forniscano informazioni equilibrate e basate sull’evidenza sulle malattie prevenibili con il vaccino e i programmi di vaccinazione. I principali interessati, come i funzionari statali, le agenzie di regolazione, gli istituti universitari, le ONG, i professionisti del settore e i centri medici devono impegnarsi per sviluppare programmi di comunicazione efficaci, efficienti ed equi. - 3) È necessario sviluppare programmi e politiche diretti all’immunizzazione delle persone più anziane come parte di un invecchiamento attivo e sano.
Le malattie infettive sono la quarta causa principale di morte tra le persone più anziane. In Europa, le donne formano la maggior parte della popolazione più anziana, che comprende soprattutto la fascia di persone di ottant’anni e oltre che spesso sono fragili e necessitano di cure. Prevenendo le malattie infettive tramite l’immunizzazione è possibile ridurre il peso delle infermità e dei morti che affligge le persone più anziane in tutta l’Europa. - 4) Iniziative positive e basate sull’evidenza a sostegno della vaccinazione per favorire l’immunizzazione e fare
in modo che divenga la norma per la società.
La Commissione e gli Stati membri dovrebbero impegnarsi e collaborare con la società civile, i funzionari statali, le autorità sanitarie, gli operatori sanitari, le ONG, le organizzazioni di pazienti, il settore e le altre principali parti interessate per sviluppare congiuntamente una strategia europea solida e basata su best practice per la vaccinazione. Il sostegno alla sanità pubblica per il patrocinio alla vaccinazione è un’emergenza, poiché praticamente non esiste un sostegno alla sanità per le malattie trasmissibili. - 5) Deve essere incoraggiata e finanziata la ricerca sulle differenze di genere e di età nell’immunizzazione che possa offrire consigli basati su dati europei affidabili.
Esistono differenze tra uomini e donne per quanto riguarda il sistema immunitario e il modo in cui reagiscono alle malattie infettive. I meccanismi che stanno dietro alla risposta immunitaria dovrebbero essere studiati più a fondo e dovrebbero essere sviluppati vaccini più mirati. Le differenze socioculturali dei generi rappresentano delle considerazioni importanti per la messa in atto di programmi di vaccinazione mirati a diverse fasce della popolazione. - 6) Deve essere incoraggiata la ricerca per studiare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini durante la gravidanza e l’allattamento.
Attualmente, la gran parte delle raccomandazioni da seguire per la gravidanza e l’allattamento si basa su valutazioni teoriche e dati riferiti dai medici. Dovrebbe essere finanziata la ricerca perché si possa meglio capire la relazione tra il sistema riproduttivo femminile e l’immunizzazione e affinché si possa migliorare la salute di madre e figlio e proteggere le generazioni future. - 7) La vaccinazione anti HPV dovrebbe essere inclusa in tutti i programmi di prevenzione del tumore della cervice uterina.
Effettuare una revisione delle linee guida per la prevenzione del cancro della cervice uterina per modificarle e integrarvi la vaccinazione anti HPV. Ciò potrebbe comportare dei risparmi per i programmi di screening e un diverso calendario di screening per le donne già vaccinate. Coinvolgere nel processo gruppi di donne e ONG sanitarie per migliorare la comunicazione e incrementare la capacità di capire la vaccinazione e i programmi di screening efficienti in termini di costi. - 8) Il ruolo dell’ECDC nel raccogliere e condividere dati epidemiologici coerenti e comparabili, disaggregati per età e genere, per migliorare la sorveglianza offrendo maggiore visibilità.
- 1) La Commissione e gli Stati membri dell’UE, insieme, devono adottare una strategia di immunizzazione per la vita completa e coordinata per proteggere dalle malattie infettive tutti i cittadini, dai bambini agli anziani, comprese le persone più esposte come le donne in gravidanza.
Hildrun Sundseth, Presidente, EIWH (European Institute of Women’s Health)
Peggy Maguire, Direttrice generale, EIWH (European Institute of Women’s Health)
Kristin Semancik, amministratrice per la ricercar e la politica, EIWH (European Institute of Women’s Health)
Un caloroso ringraziamento alla nostra esperta:
Daphne Holt, Ph.D., Vicepresidente, Confederation of Meningitis Organisations
Un ringraziamento speciale alla Pfizer Inc. per il contributo educazionale incondizionato che ha permesso l’aggiornamento e la traduzione della seconda edizione del Policy Brief Donne e vaccinazioni nell’UE.
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